Parole d’inchiostro #12

Si, io ti invidio, Leo. Il tuo silenzio è più elegante delle nostre chiacchiere da bar che oggi sono diventati strepiti da social, un abbaio incessante che si perde nell’etere, provocando distacco netto tra ciò che è reale e ciò che è virtuale, prigionieri di una gigantesca menzogna collettiva. Salute, sport, politica, cucina, economia, affari, arte. Per non parlare dell’orribile, odioso gossip. Tutti hanno un’opinione su tutto. Ci facciamo mangiare il cervello dai social per poi fotografare quello che abbiamo nel piatto e scattarci i selfie. Spariamo raffiche di “mi piace” a casaccio, ma la verità è che non ci piace più niente per davvero. Critichiamo anziché essere critici.

Tratto da “Se i pesci guardassero le stelle” – Luca Ammirati

Parole d’inchiostro #11

-Io quando sto male faccio sempre un gioco – dice Thomas. – Mi guardo intorno, osservo le persone, quel poliziotto per esempio, – e lo indica con il mento, – quella mamma, quel tassista, quella coppia, e penso che tra…ottanta, cento anni non ci saranno più, non ci sarà nessuno di loro, ma proprio nessuno. Non ci sarà più quel bambino col palloncino di Duffy Duck, ne quella donna che litiga al telefono con chi sa chi. Non ci sarai tu e non ci sarò io. Saremo tutti sostituiti da altrettante persone con altrettanti affanni, problemi speranze, paure. E fra altri cent’anni da altri ancora. E probabilmente seduti su questi scalini  ci saranno di nuovo un ragazza che piange e un ragazzo che dice stupidaggini. Pensa quanto siamo sostituibili.

Gli occhi di Emily si sono asciugati come pozzanghere al sole.

-Però siamo anche un po’ unici, – conclude lui,- perché la nostra storia non sarà mai uguale a quella di nessun altro.

Tratto da “Il primo giorno della mia vita” – Paolo Genovese

Parole d’inchiostro #9

“Internet è il McDonald’s del sapere. Un fast food. Cerchi qualcosa? Scrivi due righe, leggi due righe e pensi di sapere. Ma cosa sai veramente? Hai buttato giù un pezzo di cibo dal sapore indefinito che ti ha procurato un transitorio senso di sazietà. Ma che cosa c’era dentro? Da dove veniva? Che differenza c’era con gli altri sapori? Non lo sai, non te lo chiedi. nemmeno. Internet ti somministra nozioni, condite di maionese e ketchup come le patatine fritte. Non ti insegna a cucinare. A scegliere gli ingredienti, a inventare nuove ricette. Non ti insegna a pensare, a essere critico, a dubitare, a elaborare cose nuove. Tommaso, non puoi sostituire una biblioteca con Internet. Purtroppo i giovani nelle biblioteche non ci vanno più. I tempi sono cambiati. Non è più come una volta.”

Tratto da “Ogni giorno ha il suo male” di Antonio Fusco

Parole d’inchiostro #8

“Ma come vivevano questi ragazzi? Erano figli di nessuno? Maghi delle nuove tecnologie , intuitivi con i telefonini di ultima generazione, capaci di installare un’app ancor prima di camminare, ma completamente incapaci di vivere nel mondo reale. La troppa libertà li aveva resi dei finti adulti che alla prima vera difficoltà crollavano come le azioni in borsa”

Tratto da “Ci vediamo un giorno di questi” di Federica Bosco

Parole d’inchiostro #6

“Si scappa per paura, per viltà o per punizione. Si ritorna per coraggio, malinconia o per restituire qualcosa che si era portato con sé.”

“Non esiste una sola verità, ne esistono tante versioni. Dipende da cosa sappiamo, da quello che riusciamo a vedere e da quello che abbiamo voglia di ascoltare.”

Tratto da “Uomini che restano” di Sara Rattaro

Parole d’inchiostro #4

“Chi sono, dunque, i lettori? Sono senz’altro persone molto diverse fra loro. Anche le uniche due che, in dieci minuti hanno comprato lo stesso libro, a vederle hanno davvero poco, pochissimo in comune: una era una ragazza di più o meno vent’anni, la coda alta, i jeans strettissimi, un orecchino a forma di teschio e uno a forma di lisca di pesce. L’altra una signora sui settanta, bardata in un tailleur severo, di panno beige. Siamo diversi, appunto. Molto diversi fra noi. Leggiamo per noia, per curiosità, per scappare dalla vita che facciamo, per guardarla in faccia, per sapere, per dimenticare, per addomesticare i mostri fra la testa e il cuore, per liberarli.”

Tratto da “Per dieci minuti” di Chiara Gamberale

Parole d’inchiostro #3

“Un bel libro, Marcus, non si valuta solo per le ultime parole, bensì sull’effetto cumulativo di tutte le parole che le hanno precedute. All’incirca mezzo secondo dopo aver finito il tuo libro, dopo averne letto l’ultima parola, il lettore deve sentirsi pervaso da un’emozione potente; per un istante, deve pensare soltanto a tutte le cose che ha appena letto, riguardare la copertina e sorridere con una punta di tristezza, perchè sente che quei personaggi gli mancheranno. Un bel libro, Marcus, è un libro che dispiace aver finito.”

Tratto da “La verità sul caso Harry Quebert” di Joel Dicker

Parole d’inchiostro #2

“Il primo capitolo è fondamentale, Marcus. Se hai lettori non piace, non leggono il resto del libro. Tu come intendi cominciare il tuo?”

“Non lo so Henry. Pensi che un giorno ci riuscirò?”

“A fare cosa?”

“A scrivere un libro.”

“Ne sono certo.”

Tratto da “La verità sul caso Harry Quebert” di Joel Dicker

Parole d’inchiostro #1

“Ma amo te e, prima che tu dica che non è vero, le parole importano eccome. Non sono inutili. Se fossero inutili allora non potrebbero dare inizio alle rivoluzioni e non cambierebbero la storia e non sarebbero le cose a cui pensi ogni sera prima di andare a dormire. Se fossero soltanto parole, non ascolteremmo le canzoni, da bambini non vorremmo così tanto che qualcuno ci leggesse una fiaba. Se fossero soltanto parole, allora non avrebbero alcun significato  e le storie non esisterebbero da prima che gli esseri umani imparassero a  scrivere. se fossero soltanto parole, allora le persone non  si innamorerebbero a causa loro, non soffrirebbero a causa loro, non smetterebbero di soffrire a causa loro, non farebbero sesso, piuttosto spesso, a causa loro.”

Tratto da “Io e te come un romanzo” di Cath Crowley